
Quiet Quitting: L’abbandono silenzioso
Dopo aver trattato argomenti fondamentali come “Visione, Strategia e Azioni” e “Delega Efficace”, il nostro terzo appuntamento della Business School Italia si è focalizzato sulla gestione e motivazione ottimale del team. Durante l’ultimo incontro di marzo, Emilia Motta, CEO di Evo Imprese, ha avviato il suo intervento con una riflessione su un tema molto attuale e insidioso: il Quiet Quitting, ovvero l’abbandono silenzioso. Questo fenomeno, che negli ultimi anni ha acquisito sempre più visibilità nel mondo delle risorse umane e del management, rappresenta una sfida crescente per le aziende.

Cos’è il Quiet Quitting?
Il Quiet Quitting non implica il licenziamento o l’abbandono del lavoro, ma si riferisce a un atteggiamento di disimpegno. I dipendenti, pur essendo presenti fisicamente, riducono al minimo il loro impegno, svolgendo solo le mansioni strettamente necessarie e non cercando di andare oltre le aspettative. È un processo lento e spesso invisibile, simile a una luce che si affievolisce senza che nessuno se ne accorga, finché non si realizza che il lavoro non è più fatto con la stessa energia.
“Francesca annuiva con la testa”, racconta Emilia Motta, “perché è proprio così: questo fenomeno è graduale e quasi impercettibile, e quando ci si accorge di ciò, spesso è già troppo tardi.”
Le cause del Quiet Quitting
Le ragioni alla base di questo atteggiamento possono essere diverse, ma alcune sono ricorrenti:
- Mancanza di riconoscimento – Se il lavoro di un dipendente non viene mai apprezzato, il suo impegno cala progressivamente.
- Burnout e stress – In assenza di un supporto adeguato, il dipendente cerca di proteggere il proprio benessere riducendo il livello di impegno.
- Ambiente lavorativo tossico – Conflitti interni, pettegolezzi e un’atmosfera negativa minano la motivazione.
- Poche opportunità di crescita – L’assenza di una prospettiva futura rende difficile mantenere alta la motivazione.
- Politiche aziendali inadeguate – La mancanza di flessibilità, feedback insufficienti o una competizione malsana possono spingere i dipendenti ad adottare un comportamento di disimpegno.
“Se in azienda senti spesso dire ‘Ma chi me lo fa fare?’, c’è qualcosa che non va”, avverte Emilia Motta. “E la cosa peggiore è che il Quiet Quitting ha un effetto contagioso: se vedo il mio collega lavorare al minimo indispensabile, finirò per pensare che non vale la pena impegnarsi di più.”
Le conseguenze per le aziende
Un ambiente dove il Quiet Quitting si diffonde ha gravi ripercussioni sull’azienda:
- Danno alla reputazione aziendale – Un’azienda priva di motivazione perde attrattiva per nuovi talenti.
- Perdita di produttività e creatività – L’azienda rallenta e la capacità di innovazione diminuisce.
- Mancanza di spirito di squadra – I dipendenti diventano sempre più individualisti e meno collaborativi.
- Aumento del turnover – I talenti migliori tendono ad abbandonare l’azienda.
Come contrastarlo?
Se non affrontato tempestivamente, il Quiet Quitting può diventare una spirale difficile da fermare. Tuttavia, esistono strategie efficaci per contrastarlo:
- Riconoscere e premiare i successi – Il riconoscimento e il feedback positivo sono cruciali.
- Creare un ambiente positivo – Promuovere una cultura aziendale inclusiva e collaborativa.
- Investire nel benessere – Offrire flessibilità lavorativa e prestare attenzione alla salute mentale per prevenire il burnout.
- Offrire opportunità di crescita – La formazione continua e le possibilità di sviluppo professionale mantengono alta la motivazione.
- Comunicare in modo trasparente – Aprire spazi di dialogo sinceri con i dipendenti.
“Se vogliamo evitare che il Quiet Quitting prenda piede nelle nostre aziende,” conclude Emilia, “dobbiamo lavorare attivamente sulla motivazione e sull’engagement. Le persone non smettono di impegnarsi da un giorno all’altro; è un processo graduale, a meno che qualcuno non intervenga in tempo”.

Il Potere delle Parole e le “Regole del Gioco”
Il secondo giorno della Business School è stato un vero e proprio viaggio nella mente strategica di Alessandro Vella. Il suo intervento, introdotto da domande provocatorie che hanno subito catturato l’attenzione di tutti, ha posto le basi per una riflessione profonda su come le parole plasmino la realtà e guidino il comportamento collettivo.
Alessandro ha spiegato che le parole non descrivono la realtà, ma la creano. Secondo lui, non esiste una verità assoluta, ma solo versioni differenti della stessa storia. Questa prima regola ci invita a riconoscere che ogni interpretazione del mondo è soggettiva e plasmata dal linguaggio, influenzando le decisioni e le percezioni quotidiane.
L’Effetto Gregge: Conformismo e Manipolazione
Un punto centrale dello speech è stato il fenomeno dell’effetto gregge – la tendenza degli individui a seguire le decisioni del gruppo, spesso rinunciando al proprio giudizio. Alessandro ha evidenziato come questa dinamica, se non gestita con consapevolezza, possa indebolire l’autonomia decisionale di un team. Non sorprende, quindi, quando osserviamo come, ripetendo una bugia a lungo, essa diventi accettata come verità. Le slide hanno illustrato in maniera chiara che ciò avviene perché le persone non cercano la verità in sé, ma il conforto di sentirsi parte di un insieme, di appartenere a una comunità.
Il Gioco dei Ruoli: Gregge, Lupi Travestiti da Pecore e Pecore Nere
Una delle sezioni più intriganti ha riguardato la distinzione tra i ruoli nel mondo del business: da un lato il “gregge”, incline al conformismo e alla ricerca di sicurezza; dall’altro, i cosiddetti “lupi travestiti da pecore”, abili manipolatori che sfruttano il bisogno di appartenenza per avvantaggiarsi, e le “pecore nere”, coloro che, pur essendo fuori dal gruppo, possiedono il coraggio e la capacità di guidare verso un cambiamento positivo. Alessandro ha fornito una lista di sette (più uno) indicatori per riconoscere questi “lupi”, come il comportamento incoerente, il vittimismo strategico e le tattiche di divisione.
La Finestra di Overton: Trasformare l’Inaccettabile in Normale
Un altro concetto chiave presentato è la Finestra di Overton, che descrive il processo con cui idee inizialmente impensabili o tabù possono, attraverso una graduale normalizzazione, diventare accettate e persino legittimate. Attraverso esempi storici – dal divieto del fumo nei locali pubblici all’innalzamento dell’età pensionabile – Alessandro ha dimostrato come il cambiamento sociale avvenga per fasi, passando dall’impensabile al legale, con la mediazione dei media e delle istituzioni.
Conclusioni: Sii la Pecora Nera
Chiudendo il suo intervento, Alessandro ha lanciato un appello a non accettare passivamente lo status quo. La vera sfida, ha sottolineato, non è solo quella di riconoscere le manipolazioni del gruppo, ma di avere il coraggio di guidare il cambiamento. Se non vuoi essere parte del gregge, preparati a essere la pecora nera – quella che, con visione e determinazione, è capace di influenzare positivamente il gruppo e creare una cultura aziendale sana.
Questo speech non solo ha stimolato una riflessione profonda su dinamiche umane e sociali, ma ha anche fornito strumenti pratici per riconoscere e neutralizzare le influenze negative, invitando ciascuno di noi a diventare un leader consapevole nel proprio ambito.

La Forza di un Team Unito
Francesca Scialanga ha chiuso in bellezza la giornata, regalando uno speech che ha trasformato la gestione del team in una vera e propria arte. Con uno stile diretto e sincero, ha raccontato le sue esperienze, illustrando casi concreti e condividendo strategie che le hanno permesso di trasformare le sfide quotidiane in opportunità di crescita.
L’Incertezza come Opportunità
Fin da subito, Francesca ha fatto notare come viviamo in un mondo dove l’incertezza è l’unica costante. Ha messo in luce il paradosso di dover sempre reinventare piani e strategie, suggerendo invece di abbracciare il cambiamento quotidiano. “Non avere paura”, ha esclamato, invitando tutti a rinnovare e innovare costantemente, perché è proprio in quel fermento che risiede il segreto per rimanere competitivi.
Il Cuore del Team: Crescita e Autonomia
La sua presentazione ha enfatizzato l’importanza di lavorare sul team, non solo per gestire i processi, ma per coltivare la crescita personale e professionale di ogni membro. Ha descritto come il team debba essere un ambiente in cui l’errore non sia fonte di penalizzazione, ma un trampolino di lancio per nuove idee e soluzioni. Secondo Francesca, è fondamentale puntare su leadership, coinvolgimento e motivazione per creare un gruppo coeso e resiliente, capace di trasformare i limiti in opportunità.
Strategie e Case History
Attraverso case history concrete, ha mostrato come alcune situazioni critiche – dalla gestione di collaboratori non adatti a ruoli specifici, fino al recupero di un commerciale in difficoltà – possano essere risolte con interventi mirati. La chiave, ha sottolineato, sta nel saper delegare, nel creare fiducia e nel valorizzare ogni potenziale, trasformando ogni sfida in un’occasione per rafforzare il gruppo. Le sue slide hanno evidenziato che le aziende, proprio come gli organismi viventi, possono rinnovarsi e crescere se vengono coltivate le giuste leve di sviluppo e se si investe nel capitale umano.
Conclusione: La Forza di un Team Unito
In chiusura, Francesca ha lasciato un messaggio di grande ispirazione: senza un team unito, l’individuo non può raggiungere il massimo delle proprie potenzialità. La sua esperienza ci ricorda che le aziende sono composte da leader e collaboratori che, lavorando insieme, possono superare qualsiasi ostacolo. Il suo invito è stato chiaro: coltivare il valore, l’emozione e la motivazione è la strada per trasformare ogni sfida in successo, creando un ambiente in cui la crescita non invecchia mai.
Questo intervento ha rappresentato il perfetto complemento al percorso formativo della giornata, offrendo strumenti pratici e una visione ottimista sul futuro della gestione del team. Con le sue case history e strategie, Francesca Scialanga ha lasciato un segno indelebile, spingendoci a guardare oltre il caos quotidiano e a investire davvero nel potenziale umano.
Prossimi Appuntamenti: Comunicare in modo Efficace
Il percorso formativo di Evo Imprese prosegue il 9 e 10 aprile 2025 con una nuova edizione della Business School, questa volta focalizzata su “Comunicazione Efficace“. Un’opportunità imperdibile per scoprire strumenti e strategie per migliorare le proprie capacità comunicative.
In Evo Imprese, crediamo che ogni incontro sia un passo fondamentale verso il successo e che ogni relazione possa aprire a nuove opportunità. Insieme, stiamo costruendo il futuro e trasformando le idee in realtà. Vi aspettiamo!
Contattaci ora per maggiori informazioni!
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