Sviluppo aziendale: perché il cambiamento parte dall’imprenditore
Lo sapevi che l’80% del tempo di un imprenditore è passato a gestire urgenze in prima persona?
E che il 90% di queste sono urgenze che qualcun altro dovrebbe risolvere e non il titolare?
Chi sta rubando il suo tempo?
Ma soprattutto, quanto vale per un imprenditore uscire dal tunnel delle urgenze?
Passare il proprio tempo a gestire urgenze rallenta molto la crescita aziendale, finendo col mettere l’azienda stessa nella condizione di mera sopravvivenza.
Ma la prima cosa che un imprenditore deve fare per lo sviluppo aziendale è migliorare il suo atteggiamento all’interno dell’azienda e il suo approccio con i collaboratori: l’azienda, infatti, altro non è che il suo specchio.
Il ruolo dell’imprenditore per lo sviluppo aziendale
Quando si cambia un punto di vista o un modo di agire?
Generalmente, quando accade qualcosa di positivo o negativo che dà una scossa a livello emozionale (in positivo o in negativo) e porta l’individuo a cambiare.
In quel preciso istante viene scritto una sorta di codice software nel cervello che condizionerà le azioni future.
Le persone, infatti, non cambiano sotto l’influenza esterna.
Al contrario, le persone cambiano unicamente grazie a micro decisioni autodeterminate.
Ma se questo vale per l’imprenditore, vale anche per i suoi collaboratori.
Loro avranno molte idee positive e/o negative legate alle precedenti esperienze che condizioneranno le loro azioni e, quindi, i loro risultati.
Ma non solo.
Quando qualcosa non funziona in azienda, oltre alle lacune, alle idee e alle esperienze individuali, ad influire sono i valori e la cultura aziendale.
Di conseguenza, per iniziare a creare cambiamenti, bisogna influenzare la cultura aziendale.
Compito di un leader è, infatti, quello di diffondere i valori aziendali e di creare, attorno alle persone che gestisce, una cultura, un ambiente e degli stati emotivi che porteranno le persone ad agire in un determinato modo piuttosto che in un altro.
Ci sono diversi strumenti da utilizzare per lavorare in questa direzione:
- La cultura delle statistiche.
Non si può ottenere ciò che non può essere misurato: in azienda bisogna sapere se le azioni che si stanno mettendo in campo stanno producendo risultati.
Creando un confronto, la persona ha la possibilità di crescere.
- La cultura della formazione continua.
Allenarsi e allenare i propri uomini costantemente. La migliore abilità che ognuno di noi possiede è quella di adattarsi ai cambiamenti. È necessario organizzare riunioni formative, regala libri, partecipare a corsi di formazione.
- La cultura della gestione delle persone e la cultura della promozione dei valori.
Prima che un collaboratore, si ha di fronte una persona e i suoi valori definiscono chi è veramente quella persona. Una persona allegra, disponibile al cambiamento, con sani e saldi valori, avrà molte più possibilità di creare grandi risultati e cambiamenti all’interno dell’azienda a patto che sia ben gestita. Far sentire ai propri collaboratori che a monte di tutto c’è lui come persona e che il suo successo è veramente importante.
- La cultura dei nuovi talenti.
La selezione è un momento strategico, e le persone fanno la differenza nell’azienda. Non bisogna ridursi all’ultimo momento ad inserire il “meno peggio”, ma essere in selezione continua.
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Dunque, la cultura e i valori aziendali influenzano le persone: non ci può essere un cambiamento definitivo se non attecchisce una nuova cultura e se non ci sono dei valori in cui i collaboratori possano riconoscersi.
Da dove partire per iniziare a cambiare e a far crescere l’azienda?
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